balbuzie

Cos’è la balbuzie

La balbuzie (o balbettamento) è un disturbo della fluenza caratterizzato da ripetizioni, prolungamento di fonemi o di sillabe e da pause visibili e udibili. Quando il disturbo ha esordio nella prima infanzia si parla di balbuzie evolutiva, il più diffuso tra i disturbi della fluenza.

Nel periodo iniziale di apprendimento del linguaggio verbale (indicativamente fino ai 30-36 mesi), è normale il bambino manifesti esitazioni o improvvisi arresti nel suo modo di pronunciare le parole. È assolutamente naturale, infatti, che per padroneggiare la pronuncia delle parole e dei singoli fonemi, arricchire il proprio bagaglio lessicale e seguire in modo corretto le regole della grammatica e della sintassi, il bambino abbia bisogno di tempo e mostri un certo livello di incertezza. 

La balbuzie può, quindi, insorgere nel bambino tra i due e i sei anni, ma solitamente regredisce entro circa due anni dal suo esordio. 

Tuttavia, in rari casi può accadere che il disturbo non si attenui, bensì peggiori in età scolare e adolescenziale. Le disfluenze si fanno più numerose, più frequenti, più evidenti. Oltre ai segni udibili, iniziano a comparire anche segni visibili (oscillazioni della mandibola, tic facciali, deviazioni degli occhi per allontanare lo sguardo dall’interlocutore) e si manifestano sintomi anche a livello emotivo e comportamentale: riduzione dell’autostima, evitamento della conversazione, paura del giudizio degli altri (in particolar modo degli estranei), isolamento sociale.

Trattare la balbuzie con il training autogeno

Un recente articolo di Utbasarova Umida, Autogenic training is an essential component in the rehabilitation of stuttering children, illustra come, negli individui che hanno sofferto di balbuzie in età evolutiva, questa tecnica può contribuire al rafforzamento del tronco nervoso e all’eliminazione della paura di parlare. 

Gli esercizi di training autogeno sono volti, in questo caso, a normalizzare il comportamento del discorso dei balbuzienti adulti. Lo scopo dei compiti generali è quello di ridurre il tono muscolare e la tensione emotiva, mentre i compiti particolari sono mirati alla correzione della tensione dei muscoli articolatori e vocali, la regolazione della respirazione e il superamento del sentimento di inferiorità e della logofobia.

Questi compiti vengono svolti in un processo di training graduale attraverso metodi di autoregolazione, di allenamento alla parola e di conversazioni di natura psicoterapeutica ed esplicativa. 

Le lezioni del corso speciale di Training Autogeno seguono lo schema:

1. Formula della tranquillità avanzata.

2. Regolazione volontaria del tono muscolare.

3. Addestramento alla parola.

4. Formula avanzata di tranquillità.

5. Esercizi motori.

6. Rapporti di autovalutazione dei pazienti.

Come riportato nell’articolo, il trattamento si svolge in tre fasi distinte.

Prima fase: autoregolazione

Nella prima fase, i balbuzienti padroneggiano i metodi di base dell’autoregolazione: una tecnica estesa di calma, capacità di rilassamento e gestione delle reazioni vaso-vegetative (respirazione, ritmo dell’attività cardiaca, tono vascolare). Padroneggiare queste abilità è essenziale per quel gruppo di balbuzienti che associano la propria condizione a una sensazione soggettiva di tensione nel petto, con insufficienza di respirazione del discorso.

Per esempio, la prima lezione dello stadio 1 inizia con una conversazione introduttiva, in cui il conduttore parla del contenuto della “formula estesa della tranquillità” e della connessione tra il discorso, lo stato emotivo e muscolare di una persona. Poi i balbuzienti passano all’allenamento delle capacità di autoregolazione.

Seconda fase: allenamento al discorso

Nel processo di formazione in questa fase, il lavoro acquisisce il carattere di una formazione organizzativa specifica del discorso. La caratteristica principale di questa fase è l’introduzione di rappresentazioni di situazioni patogene del discorso, l’allungamento e l’aumento di difficoltà nell’allenamento del discorso e il consolidamento dei risultati da parte dei balbuzienti.

La rappresentazione di una situazione di discorso difficile per i balbuzienti è creata grazie alla sua verbalizzazione. Con un linguaggio figurativo brillante, il conduttore traccia un ritratto verbale di una situazione di discorso patogena.

Terza fase: padronanza delle tecniche

Durante il terzo stadio, i balbuzienti imparano a padroneggiare le formule abbreviate di autoipnosi, ovvero dei metodi di regolazione attiva del tono muscolare e di rilassamento locale delle aree del corpo coinvolte nel processo dell’ “attività di parola”.

La formula estesa della calma viene, un po’ alla volta, sostituita da formulazioni più brevi: “Calmo, raccolto, concentrato”. Allo stesso modo, le formule utilizzate per rilassare i singoli gruppi muscolari sono sostituite da brevi autoipnosi: “Addome, petto, gola, mascella, labbra, lingua sono rilassati”.

In questa fase, l’individuo utilizza delle autosuggestioni per superare l’atteggiamento patologico, caratteristico di chi è affetto di questo tipo di disturbi, nei confronti del difetto di parola, dell’interlocutore o delle altre persone.

Nel corso dell’addestramento linguistico del terzo stadio, le abilità acquisite di autoregolazione vengono applicate in modo attivo nel processo di produzione linguistica. Gli allievi vengono invitati a partecipare a brevi conversazioni, dapprima con il facilitatore, poi con i compagni di gruppo. 

I balbuzienti, quindi, si allenano a rispondere alle domande poste, a recitare scene e si preparano per esibizioni pubbliche. Allo stesso tempo, si alzano, si siedono e si rialzano, passando da un gruppo all’altro. 

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