gestione dolore training autogeno

TRAINING AUTOGENO E GESTIONE DEL DOLORE

É stato riscontrato in molti studi, come in quello di Nasim Kanji , che il training autogeno offre molti benefici nella gestione del dolore in diversi disturbi. Bisogna sottolineare che non è da considerarsi come medicina o cura per risolvere problemi, bensì come una risorsa per il soggetto nell’ambito della prevenzione e come supporto da affiancare alle cure standard. Lo stesso Schultz aveva riscontrato come, attraverso gli esercizi basati sul calore e sulla freschezza, si poteva ottenere una riduzione del dolore.

Possiamo dire che gli effetti positivi sono pronunciati nel periodo pre/post-natale e durante il parto per la riduzione di nausea, vomito, insonnia, mancanza di respiro, stitichezza, tensione e irritabilità e che i benefici sono riscontrati anche nella pressione arteriosa, frequenza cardiaca, tensione muscolare e nel dolore. Il T.A., inoltre, aiuta ad affrontare l’ansia e lo stress derivanti da disturbi come emicrania, mal di schiena, disturbi cardiaci e cancro.

Per quanto concerne il ruolo del training autogeno nel dolore, è stato fatto uno studio allo scopo di individuare il ruolo, a livello cerebrale, di questa tecnica. Sono stati reclutati 13 soggetti (8 maschi e 5 femmine, età media 34 anni) che praticavano da più di 5 anni il training autogeno.
Prima e durante il T.A., è stata valutata la capacità dei soggetti di rilassarsi con l’utilizzo della scala analogica visiva (VAS) con punti che vanno da 0 (nessun rilassamento) a 10 (migliore rilassamento). I soggetti sono stati sottoposti ad una stimolazione elettrica dolorosa la cui ampiezza è stata regolata sulla base della scala di valutazione numerica del dolore (NRS) con punti che vanno da 0 (assenza di dolore) a 10 (dolore insopportabile) e la stimolazione è stata mantenuta sul punto medio di 5. È stata fatta una risonanza magnetica funzionale prima e durante il T.A. ed è stata riscontrata una differenza in queste due fMRI: durante la stimolazione elettrica dolorosa senza l’utilizzo del T.A. è stata rilevata l’attivazione di regioni note nell’elaborazione del dolore come la corteccia cingolata anteriore, il talamo destro, la corteccia insulare anteriore e il nucleo caudato sinistro; nella fMRI durante l’uso del T.A. non è stata registrata l’attivazione di queste aree. Questo studio conferma l’ipotesi che il T.A. influenza l’elaborazione del dolore ma, allo stesso tempo, richiede successive ricerche in questo campo visti i due limiti del suddetto studio: mancanza del gruppo di controllo senza esperienza nel T.A. e la mancata distinzione degli aspetti affettivi e cognitivi del dolore.
Questi studi suggeriscono l’importanza del ruolo del training autogeno nella percezione del dolore che caratterizza svariati disturbi il cui comune denominatore è la capacità e modalità con la quale viene affrontato il problema.

Bibliografia

– Nasim Kanji. Management of pain through autogenic training. 2000. Volume 6, Issue 3, pp. 143-148.
– R.P. Naglatzki, M. Schlamann, T. Gasser, M.E. Ladd, U. Sure, M. Forsting, E.R. Gizewski. Cerebral somatic pain modulation during autogenic training in fMRI. 2012. European Journal of Pain. Volume 16, Issue 9, pp. 1293–1301.

A cura della dott.ssa Emanuela Tufano e del dott. Massimiliano Stocchi

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